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IL KENYA

Il Kenya, situato nella cosiddetta Africa Orientale, delimitato ad est dall’Oceano Indiano e dalla Somalia, confina a nord con il Sudan e l’Etiopia, ad ovest con l’Uganda, a sud-ovest con la Tanzania. Ha una superficie di 582.646 kmq.
Protettorato Inglese sin dal 1897 e successivamente colonia britannica vera e propria dal 1920, è indipendente dal 1963.
Oggi il paese è una repubblica democratica presidenziale.

Amministrativamente conta otto province (provincia di Nairobi, Occidentale, Centrale, Orientale, Costiera, Rift-Valley, Nord- Orientale, Nyanza) e settantatre distretti.


L’attività economica prevalente è l’agricoltura, ma l’arativo rappresenta un modesto 4.2% della superficie totale. Inoltre, il 70% delle terre fertili appartiene a multinazionali e a grandi proprietari (europei, giapponesi, canadesi). Il 95% dei contadini lavora su proprietà molto piccole e con mezzi arretrati, sicchè la produzione è bassa, così come il reddito di chi lavora in questo settore.

Buoni introiti derivano dal turismo e, nonostante le problematiche esposte, dalle esportazioni agricole. Negli ultimi anni il Kenya ha fatto registrare una crescita economica che si attesta sul 5,3%. Diversa è però la distribuzione del reddito. Il benessere di pochi - 2% - infatti, è pagato con la miseria di molti (il 43,4% della popolazione vive al di sotto della povertà, ovvero con meno di 1,25 dollari al giorno).

Secondo i dati delle Nazioni Unite, il Kenya ha una popolazione di 41.608.700 milioni di abitanti, che continua a crescere a ritmi elevati.
La speranza di vita è di 61,5 anni. Circa il 6% della popolazione adulta è affetto da HIV (più di un milione e mezzo di abitanti). E’ ancora alto il tasso di mortalità materna. Il tasso di mortalità infantile è del 47.5%, che peggiora considerando i bambini al di sotto dei 5 anni.

Solo il 49% della popolazione ha accesso all’acqua potabile e ancor più limitata è la percentuale (43%) di coloro che possono accedere ai servizi sanitari.

Il rapido aumento della popolazione e il fenomeno della crescente urbanizzazione hanno modificato la configurazione demografica del Kenya, particolarmente nelle principali città, come Nairobi. Con l’intensificazione delle migrazioni dalla campagna alle aree urbane, il numero e l’estensione degli slums ( baraccopoli) si è notevolmente accresciuto con gravi conseguenze sociali.

Un altro problema sociale, collegato a tutto il resto, è la mancanza di lavoro: nel giro di 10 anni il tasso di disoccupazione è aumentato dal 12,70% (2006) al 40,9%, colpendo specialmente i giovani che rappresentano la fascia più ampia di popolazione.

L’istruzione primaria è gratuita, ma il numero delle scuole statali è insufficiente. Il tasso di abbandono scolastico è del 22.4% e si aggrava nel passaggio alle superiori. Ciò è dovuto soprattutto alla povertà, che impedisce ai genitori di pagare le alte tasse scolastiche. Una delle conseguenze dell’abbandono scolastico è la crescita del numero dei bambini di strada (300.000 attualmente). Buona parte di loro (circa 60.000) vive nelle strade delle baraccopoli di Nairobi. Una di queste è Soweto.


La baraccopoli di Soweto

Nairobi, capitale del Kenya, conta una popolazione di circa quattro milioni di abitanti, dei quali circa tre milioni vivono in baracche nel 5,5% del territorio urbano totale.
La baraccopoli di Soweto-Kayole è situata nella divisione di Embakasi, nell’area sud-orientale della città, a 22 km dal centro cittadino. La popolazione, come quella di molti altri insediamenti urbani, è costituita da persone di diversi gruppi etnici (principalmente Kikuyu, Kamba, Luo e Luhya). La maggior parte, tuttavia, non sembra avere più legami con le proprie radici rurali etniche, in quanto nata a Nairobi.
Vive in sovraffollate baracche di lamiera o in precarie e fatiscenti abitazioni in muratura (per queste deve pagare un affitto). Ogni famiglia, pur numerosa, ha a disposizione non più di dodici metri quadrati. Mancano i servizi sanitari e l’acqua potabile arriva solo tre volte a settimana. Le strade non sono asfaltate e nella stagione delle piogge il fango rende difficile gli spostamenti a mezzi e persone.
Non esiste raccolta dei rifiuti organizzata dal Comune e la luce elettrica è disponibile solo in alcune aree. Tutte queste condizioni, insieme alla diffusione di alcool, droga, malnutrizione e prostituzione, favoriscono il dilagare di malattie quali TBC e HIV/AIDS.
La mancanza di strutture sanitarie adeguate rende mortali malattie di per sé curabili.
Secondo stime non ufficiali, il numero degli abitanti ammonta a circa 200.000, di cui il 45% sono adulti e il 55% bambini e giovani che, per problemi economici e carenze strutturali (in tutta Soweto esistono solo due scuole primarie pubbliche) non hanno completato la scuola primaria.
Le donne costituiscono la maggioranza della popolazione e sono generalmente madri singole disoccupate che si fanno carico anche dei figli di loro parenti deceduti.
La maggior parte degli abitanti svolge attività di piccolo commercio e artigianato (falegnami, fabbri, sarti, venditori di carbone, cherosene, abbigliamento di seconda mano, generi alimentari, etc) con un guadagno mensile che oscilla tra i 2000 e i 3000 scellini keniani (22-32 euro), ma sono molti coloro che non raggiungono neanche questa somma che assicura la mera sopravvivenza.


Il distretto di Bungoma

Bungoma è uno degli otto distretti che compongono la Provincia Occidentale del Kenya. Ha un’area di 2068 kmq, equivalenti al 25% dell’intera provincia.
Chwele, con una popolazione di 34.421 abitanti, è una della 10 unità amministrative del distretto. La popolazione nel 2001 era di 997.175 abitanti, il 72.1% dei quali tra gli 0 e i 24 anni di età. Secondo le stime, entro il 2010 dovrebbe salire a 1.265.424 abitanti (crescita annuale del 4.3%).
La composizione della popolazione, costituita in gran parte da giovani, può far ben intuire quali gravi problemi debbano essere affrontati in fatto di educazione, sostentamento, creazione di posti di lavoro.
Nel distretto di Bungoma ci sono 571 scuole materne, 477 scuole primarie (elementari e medie) e 124 istituti secondari. Purtroppo il 53.1% delle femmine e il 57.45% dei maschi non completano neppure la scuola primaria.
Il reddito prodotto dal distretto proviene principalmente dall’agricoltura (canna da zucchero, mais, tabacco), settore che impiega un certo numero di lavoratori, ma rimane alto il tasso di disoccupazione: infatti, secondo dati recenti, il 56% della popolazione si trova sotto la soglia di povertà. Questa si accompagna a malattie gravi quali malaria, TBC, AIDS, che affliggono un gran numero di individui. L’AIDS, in particolare, colpisce proprio il gruppo potenzialmente più produttivo della popolazione, cioè i soggetti di età compresa tra i 15 e i 49 anni.
Le conseguenze sono drammatiche: effetti negativi sul lavoro e sulla produzione industriale, aumento degli orfani e del fenomeno dei bambini di strada nei centri urbani, costi più alti delle cure sanitarie e problemi per le strutture che devono accogliere un numero crescente di malati.
L’area ha potenzialità di sviluppo, ma le tecniche arretrate usate in agricoltura, lo sfruttamento dissennato del patrimonio forestale, l’inquinamento da parte delle poche industrie presenti sul territorio (cartiere, zuccherifici, industrie chimiche) hanno provocato erosione dei suoli e degrado ambientale.
I piani del governo per il 2010 pongono come priorità per l’avvio dello sviluppo la riduzione dell’erosione del suolo, la riforestazione, la diminuzione dell’inquinamento di aria e acqua.
Tra gli obiettivi da raggiungere, ovviamente, ci sono la riduzione della povertà, del tasso di disoccupazione e di quello degli abbandoni scolastici.


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